Il Maestro
Fabio Di Chio - Renchi 6° Dan

Fabio Di Chio
Fabio Di Chio, Renchi 6° Dan e arbitro CIK è il responsabile tecnico dello Shudokan Roma. Pratica il Kendo da oltre 40 anni e con la stessa dedizione e passione degli esordi, trasmette la propria conoscenza agli allievi.
La sua esperienza pluriennale e il costante impegno nella pratica e nell'insegnamento del Kendo lo rendono un punto di riferimento fondamentale per tutti gli allievi dello Shudokan Roma.
IL KENDO
Il Kendo (letteralmente "la via della spada") è un'arte marziale giapponese che impiega una spada di bambù e implica un allenamento rigoroso finalizzato allo sviluppo della tecnica di combattimento e del carattere, instillando virtù come il coraggio e il rispetto dell'etichetta.
Originariamente legato alla dimensione militare dello shogunato, allo stato attuale, da un punto di vista di pratica sportiva può essere equiparato alla scherma occidentale, sebbene ne differisca per l'aspetto profondamente legato alla ricerca del miglioramento interiore del praticante.
Il Kendo spinge a modellare la mente e il corpo coltivando uno spirito vigoroso attraverso una pratica corretta e rigorosa. Applicandosi nella ricerca, il Kendo insegna ad apprezzare la cortesia e perseguire l'onore, come scopo ultimo, a relazionarsi con gli altri e con se stesso con sincerità e rispettare l'altro e la sua individualità, avversario o compagno di pratica che sia.
Il Kendo si pratica indossando sul tradizionale abbigliamento blu indaco, composto da hakama (ampia gonna-pantalone) e kendo-gi (giacca), un'armatura (bogu) costituita da men (protezione di testa, viso, spalle, gola), do (un corpetto rigido che protegge il busto), tare (protezione intorno ai fianchi e gambe) e kote (guanti rigidi).
Lo strumento utilizzato dal kendoka è la shinai, una spada costituita da quattro stecche di bambù legate assieme.
Il Kendo è una disciplina che può essere praticata da persone di qualsiasi età o sesso, la ricerca e la pratica sono strettamente legate alla individualità di chi si avvicina a questa arte.
Sarà cura del Maestro che accoglie gli allievi all'interno del suo dojo, intuire le loro potenzialità e guidarli lungo un percorso che li conduca al miglioramento interiore e fisico, nei limiti delle possibilità di ciascuno.
La pratica agonistica, che sfocia nello shiai (combattimento), è solo uno degli aspetti del kendo, certamente più spettacolare ma non necessariamente il fine ultimo del kendoka. Basti pensare che i confronti fra kendoka di grado elevato spesso sono decisi da una o due azioni.